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Progetto Hanoi - Focus Food & Beverage Vietnam: il mercato del Vino

Progetto Hanoi - Focus Food & Beverage Vietnam: il mercato del Vino

Proponiamo un interessantissimo articolo di Fabio Zacà, consulente, broker e blogger, ad Hanoi dal 2015 con EatHealthy, studio di consulenza commerciale sul Vietnam e SE Asiatico.

In questo approfondimento, Zacà si focalizza sul mercato del vino in Vietnam, offrendo una panoramica sulla situazione dell'export del vino italiano in questo paese.

Il Vietnam, da diversi anni, cresce vigorosamente, sia per produzione che consumi (PIL a +5,93% nei primi 6 mesi del 2016 e +9% per prodotti e servizi con +1,3% di importazioni).

Nell’Industria del Food & Beverage, il vino ha registrato progressi notevoli negli ultimi 5 anni. Nel 2012, il valore del vino importato ha totalizzato €63 Mln (10% in piu rispetto al 2011). Usa, Francia, Spagna e Cile (10%+) si dividono la parte maggiore di questa cifra, Argentina e Australia (10%) dietro ma con buone prospettive di sorpasso. L’Italia ha un piccolo mercato (4%) ma che ha radici solide nel comparto alto, creandosi uno spazio speciale destinato ad allargarsi e ad essere longevo.

Il mercato del Vino: Tasse e consumi

Come per molti altri paesi, il mercato dell’alcol è dominato prevalentemente dalla birra. Stesso dicasi del Vietnam, con numerosi produttori locali e, sopratutto ad Hanoi, numerosissimi “Bia Hoi” – birrerie all’aperto dove un bicchiere di birra alla spina può costare €0.30, confrontato con un bicchiere di vino, che parte da €10 fino a €50. Il vino comunque trova intenditori tra stranieri e vietnamiti e anche la nuova classe media vietnamita si interessa sempre di più al prodotto, grazie alle azioni promozionali dei paesi del vecchio e nuovo mondo vinicolo. Queste sono cene private, business trip, investimenti da aprte del produttore nei proprio importatori o distributori oppure tramite le agenzie nazionali per il commercio estero e le camere di commercio nazionali.

Dal punto di vista del consumo, se fino a qualche anno fa il rosso dominava il 95% del mercato, stiamo vedendo una evoluzione della domanda. Crescono i bianchi dolci, i rosé, i vini aromatizzati e le bollicine.

Un limite al consumo è rappresentato dalle tasse, che si scorporano come segue:

- 50% Tassa sul prodotto importato

- 25% Tassa sul consumo speciale

- 10% IVA

Ed ecco totalizzato un 85% che grava sugli importatori, i distributori e finalmente, sui consumatori. Nonostante questo peso fiscale, l’importazione registra da 12 anni un incremento annuale del 25%.

Rispetto ai mercati tradizionali di destinazione del food e beverage italiano (Giappone, Corea e Cina) il Vietnam è sicuramente il nuovo mercato, che sta interessando molti produttori, non solo nell’industria F&B. Ad oggi, la quota di mercato dle vino italiano rappresenta il 3% del mercato del vino Vietnamita, con crescita solida e stabile.

Le origini del Vino Italiano in Vietnam e la sua evoluzione

Il Vino Italiano ha una stima che risale all’inizio della liberalizzazione del paese, avvenuta nel 1986, la Doi Moi, ovvero l’abbandono dell’econimia socialista e l’apertura al mercato semi-capitalista, a tutt’oggi non è possibile considerare il Vietnam una economi alibera e di mercato, dato che vengono ancora varati piani quinquennali e l’economia è pianificata. Ad ogni modo, dal 1986 in poi, nuovi prodotti dall’estero hanno inizato ad entrare nel mercato, prima tramite piccoli importatori e distributori, fino ad arrivare tra metà degli anni 90 e l’inizio dei 2000 con la creazione di numerosi wineshops e sempre più numerose licenze di importazione. Sono cresciuti il mercato Horeca e quello dei consumi privati, nonché quello di consumo affaristico e politico.

Il prodotto

Il prodotto viene percepito come qualitativamente alto, con marcate differenze rispetto ai prodotti francesi e spagnoli (alta ossidazione, gusto più dolce e forte) per poi essere vincnente con un packaging unico ed originale (bottiglie tronco-coniche da 650 grammi in su) che hanno portato il vino italiano ad essere non solo un oggetto di consumo ma anche di design e per dimostrare la superiorità del design italiano su quello francese e spagnolo.

I difetti si possono ricercare nella confusa dicitura dei vini, gli importatori, tranne alcuni molto specializzati, non possiedono la capacità di cogliere le sfumature di una DOC, DOCG, IGT o IGP. Un sistema che a volte crea confusione anche agli stessi produttori, che si trovano a comunicare in sigle invece di mostrare la superiorità del proprio prodotto grazie alla sua qualità.

Mancanza di sensibilità opposta risiede invece nel non cogliere le differenze culturali e culinarie del paese in cui si vuole entrare. In poche parole, non bisogna storcere il naso se un potenziale importatore o i suoi clienti abbinano rossi al pesce e i frutti di mare oppure bevono il vino alla goccia. Noi stessi beviamo la birra o il caffe in modi diversi da come vengono bevuti in altri paesi. Anzi, come é stato già fatto da altri paesi (Francia e Austria), bisognerebbe incoraggiare gli abbinamenti con le cucine locali per far evolvere il proprio prodotto e renderlo veramente internazionale.

Le caratteristiche nazionali del consumo

Il consumo di vino italiano si differenzia per classi di appartenenza e per locazione nazionale. Al sud (Ho Chi Minh City, Nha Trang, Can Tho e la zona del delta del Mekong), la concorrenza é alta e il clima umido e caldo per tutto l’anno, con serate fresche data la vicinanza al mare. Quindi viene preferito un vino leggero, con una venatura dolce, qui la fanno da padrone i classici vini italiani (Barolo, Chianti) con prezzi contenuti e gradazione non elevata.

La zona centrale e il Nord (Da Nang, Hanoi, Hai Phong) sono invece all’altro lato del segmento. Qui vini corposi, forti, dal colore porpora sono quelli prediletti. Quindi vini meridionali, ad alto grado alcolico (fino a vertiginosi 18%), dolci e con design importante si trovano a dominare il mercato. Al nord i volumi sono minori rispetto al sud ma i margini piu interessanti.

Il mercato distributivo si compone di una forte percentaule di enoteche (60% del mercato privato) e di ristoranti e bar (65% del mercato Horeca). Vi sono pochi importatori ad Hanoi e Ho Chi Minh City che detengono il 90% del mercato e altrattanti distributori, quindi, in una strategia di entrata vanno considerati vari fattori, grandi volumi per grnadi importatori e basso margine oppure piccoli volumi per piccoli importatori e margine più alto.

Ad ogni passaggio di mano (importatore-distributore-ristoratore/negoziante) si ha un incremento di prezzo del 15-20%. Il vino Italiano trova spazio nelle enoteche e nel mercato Horeca, mentre nei supermercati latita ma ha buoni motivi, dato che il vino nella GDO ha gestioni impegnative, qualità discutibile e margini di profitto molto bassi.

Sul territorio nazionale si contanto quasi 60 importatori di cui un 20% di carattere nazionale, localizzati soprattuto ad Hanoi e Ho Chi Minh City. La GDO interessata dal vino riguarda 3-4 catene mentre le enoteche di successo (a volte anche importatori) sono 6-7. Bar e Ristoranti si contano oltre 100 sia ad Hanoi che a Ho Chi Minh City, si noti che bar e karaoke sono quelli dove si consumano più alcolici in assoluto. Ad oggi contiamo su oltre 150 marchi di vino italiani presenti in Vietnam.

Le strategie di entrata e di collaborazione

Dal punto di vista comunicativo vi sono delle differenze culturali. Gli importatori vietnamiti non amano mail lunghe e ridondanti, richiedono immediatamente i listini e cercano da subito vari tipi di supporto dalla scontistica al supporto marketing. Queste sono caratteristiche comuni a molte negoziazioni, non solo in Vietnam. Detto questo, vanno fatti alcune distinzioni. I vietnamiti sono molto legati alla famiglia, al Nord hanno modi bruschi ma solo all’inizio, rivelandosi poi clienti caldi e duraturi. Al sud invece, dato il mercato più competitivo, é importante stimolare il proprio potenziale importatore con offerte e politiche di prezzo interessanti.

All’inizio é importante capire che il mercato richiede dei vini che vanno su tutte le gamme, sia di entrata che premium, ma che in ogni caso hanno bisogno di un packaging attraente e importante, sia per bottiglie che per etichette. A ciò va aggiunta una politica di campionature corraggiosa. Se si parte con campionature a costo del potenziale cliente, viene scoraggiato e poco invitato o attratto ad assaggiare il prodotto.

Per quanto riguarda strategie a piu ampio raggio, e’ consigliabile allacciarsi ad eventi culturali e commerciali, quindi missioni B2B, fiere, wine dinners, competizioni per sommeliers, gran premi etc. Sono un modo di promuovere i prodotti e avvicinarsi ai consumatori, professionali e non.

Conclusione

Nonostante una quota di mercato bassa, il vino italiano riceve molte lodi e stima nel consumatore vietnamita, in ogni ristorante di alto livello, italiano e non, sono presenti almeno 4-5 marchi italiani. La sensibilità del consumatore si sta facendo via via sofisticata e ci sono opprotunita che vanno anche oltre il rosso tradizionale.

Bisogna aumentare la sensibilità nel packging e negli abbinamenti culinari e avere delle politiche un poco piu coraggiose e non temere il confronto con Francesi o Spagnoli.

QUI il link all'articolo originale.

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Published in Approfondimenti
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